L’amore è unità, unità senza alcuna divisione. L’amore esiste solo così, non esiste in astratto, in teoria, non è un’idea. E’ piuttosto l’espressione dell’idea quando incontriamo qualcuno. E’ la radiazione calma, serena, unificata della coscienza che non risente più né attrazione né repulsione, le quali fanno nascere violenti turbini d’energia, che da un lato consumano l’essere con le passioni e dall’altro l’intristiscono sotto l’influsso glaciale dell’antipatia.
L’amore rende mite. Non v’è più né ricerca dell’errore né accusa, perché il destino e gli avvenimenti sono percepiti come la conseguenza logica d’atti anteriori – il cui conto è presentato – che offrono però contemporaneamente la possibilità d’un nuovo inizio. Davanti a questa legge di grazia noi diveniamo silenziosi.
Vediamo, percepiamo e sentiamo i rapporti di tutto con tutto, di tutti con tutti. Davanti alla grandiosa coesione dell’Universo non si può far altro che restare silenziosi, profondamente silenziosi, fino alla dissoluzione dell’ultima piccola traccia d’egocentrismo.
Finché questo lavoro non è portato a termine, si ricade sempre nel sentimento. Il sentimento è un’attività anormale del cuore, che trae origine dalla luce tremolante di uno stato di coscienza imperfetto.
La fiamma dell’onniscienza deve prima penetrare nel cuore, affinché questo venga riportato alla sua vera funzione. Ma questo ristabilimento si verifica solo se l’uomo, grazie al contatto con la Coscienza universale, si eleva al di sopra dei suoi limiti e genera dall’interno un uomo totale, in cui vive l’unità. Il suo cuore è allora vicino a tutto.
Il non-io genera l’amore. Nel non-io le relazioni non sono più un investimento per l’avvenire; non ci si serve più dell’altro per cacciare la noia; non si prende un compagno o una compagna per passione, per bisogno di dominare, di cambiare, di convincere o di plasmare una copia di se stessi; se si divide la propria vita con qualcuno a tutti i livelli, qui e ora, l’amore fluisce fin nella vita comune.
Essere miti, amare, è capire che la vita è un tutto unico, indivisibile. Questa coscienza, questa comprensione, ci mette in grado d’esprimere quest’idea nelle nostre relazioni ed esperienze con gli uomini e con le cose. L’amore è dunque l’espressione di questa ‘comprensione’ nelle nostre relazioni quotidiane.
Come l’intelligenza non può essere un possesso personale di qualcuno, così l’amore non può essere un bene esclusivo degli uomini. Non si può mai afferrare l’amore in un’esperienza, non si può mai afferrarlo nel contesto d’un pensiero, d’una idea. Non si può descriverlo né definirlo. L’amore è una forza che rende tutto ‘totale’, dove tutto può crescere e fiorire. Per questo l’amore erediterà la terra. Questa forza trasformerà la terra e la porterà alla perfezione. Questa forza è l’universo stesso. Chi vive di questa forza non è più sottomesso ad alcuna influenza.
E’ impossibile convincere un mite. Per questo egli è più forte di chiunque altro. A causa del suo stato d’essere egli è, nel vero senso della parola, un’autorità, un essere autonomo che vive della forza fondamentale universale. Per lui i blocchi, le durezze e le tensioni sono terminati, ormai sciolti e riportati alla loro vera natura.
Chi è diventato mite scatena la lotta negli altri. La lotta non è mai provocata dal mite, ma dagli ego messi a confronto con la sua forza, che entrano in lizza per combattere e diminuire la sua attività ‘sovrumana’. La sua forza può scatenare la sola vera rivoluzione all’interno dell’uomo. E’ una forza che solleva tempeste, nelle quali viene annientata l’antica violenza e dopo le quali è possibile percepire il silenzio dell’infinito. Ecco l’eredità di ciascuno.
E Lao Tse dice nel Tao-Te-Ching:
Nel mondo le cose più deboli
hanno ragione delle più forti.
Niente al mondo è più morbido e debole dell’acqua,
ma niente la supera nel sollevare il duro e il forte.
Il debole può vincere il forte
e il flessibile il duro
Il mondo intero sa questo,
ma nessuno lo mette in pratica.
Così il saggio dice:
Chi prende su di sé tutti i biasimi del regno
può essere il suo maestro.
Chi accetta tutti i mali del regno
può essere il sovrano del mondo.
Ecco delle parole vere,
benché sembrino dei paradossi.